Musica, teatro, gioco, letteratura, storia, attualità e contenuti interdisciplinari di anno in anno accompagnano educatori, insegnanti, bambini, ragazzi e famiglie in un viaggio attraverso uno dei patrimoni culturali intangibili dell’umanità. Lo scopo ultimo è quello di mettere in moto l’interesse e la curiosità dei bambini e dei ragazzi nei confronti del teatro d’opera, che rappresenta la forma d’arte più complessa e poliedrica del patrimonio culturale italiano.
È questo il futuro dell’opera? In parte, si spera. E, in parte, si spera che questo rinnovamento possa riportare anche l’orchestra al centro della scena, senza fare passi indietro verso regie manierate e polverose. Di recente, Quirino Principe, mi ha ricordato la devastante potenza eversiva della musica: se dobbiamo portare avanti una rivoluzione, non mi pare il caso di relegare in fondo al cassetto un’arma così potente. Foto Carlo Pozzoni
degna di menzione è la Regina della Notte di Chiara Fiorani, una Astrifiammante dalla voce ricca, penetrante e nello stesso tempo morbida e salda nei sovracuti, risolti con squillo e purezza di intonazione.
On Dec. 4, Teatro Nazionale will debut “Acquaprofonda,” a new opera commisioned and co-produced by Teatro dell’Opera di Roma and Teatro Sociale di Como AsLiCo. The work, which will also be performed under Dec. 7, 2021, is the first entry in the company’s “Oltre l’Opera” of the 2021-22 season.
la Costanzo (Amalia), parimenti sa attirare l’attenzione dell’ascoltatore fin dalle prime battute, grazie ho un mezzo vocale voluminoso, una linea di canto decisa capace anche di belle morbidezze, costruita in maniera totalmente organica al ruolo e caratterizzata da un suono tondo e smaltato.
Ben assortito il nutrito cast. Sugli scudi la prova di Clarissa Costanzo, Amalia espressiva e partecipe, in possesso di uno strumento vocale morbido e pastoso, di volume debordante e omogeneo in tutti i registri; appassionata la resa del duetto “Villanova ‘ncoppa Margellina”, intriso di pathos lo struggente lamento finale.
Matilde rossiniana un ruolo assolutamente congeniale alla caratura sopranile di Clarissa Costanzo: le appartiene il temperamento ardimentoso, ben sostenuto da una voce di portata notevole, l’eroismo dell’accento e la beltà dell’involo lirico e, nella fierezza del personaggio, Matilde appare tutt’altro che frivola. Le restituisce in parte ciò che dai tagli è stato sottratto.
"Il Leporello del basso Adolfo Corrado si impone per una voce profonda, timbrata, pastosa e tonante, di pregevole grana scura e di notevole tonnellaggio, nonché per la dizione sapida e vitale e per l’interpretazione scanzonata e vivace: qualità emerse sin dalla celeberrima aria “Madamina, il catalogo è questo”.
Adolfo Corrado ha dominato il personaggio di Leporello con una vocalità, ampia, tornita, di bellissimo colore, molteplicità di accenti, incisività di fraseggio, carisma scenico e simpatia nell’interpretazione. Va da sé che, come spesso accade con questo carattere, se l’interprete è all’altezza, ha meritatamente indossato, al termine, l’alloro degli applausi della serata.
Matteo Mollica è certo un interessante Dulcamara: per quanto fisicamente molto lontano dalla tipica iconografia del personaggio, ci ha regalato un’interpretazione chiara, godibile, ben scandita nella dizione, e le naturali propensioni istrioniche dell’interprete hanno contribuito alla riuscita del ruolo.
[...] filtro d’amore acquistato dal ciarlatano Dulcamara, interpretato da uno straordinario Matteo Mollica
Altro ruolo assegnato tramite Concorso AsLiCo è la Despina della straordinaria Barbara Massaro, di cui una volta scoperta l’età (22) si rimane increduli per la maturità scenica e vocale che dimostra sul palco. Numerose le folli cadenze e variazioni concessele da Capuano nelle due arie “In uomini, in soldati” e “Una donna a quindici anni”, proposte in quantità esagerata ma pur sempre ben risolte dal soprano con sovracuti e picchiettati brillanti, a corredo di un fraseggio incisivo e voce sempre ben proiettata e squillante
[...] dote questa assai rilevante in Barbara Massaro, soprano di cui si segue sin dagli esordi la carriera con speciale interesse. E’ già stata squisita Susanna, appena pochi mesi fa nella recita delle Nozze al Conservatorio milanese, ed ora è Despina scatenatissima, ma quel che più conta ineccepibile per linea di canto e gusto, abile nelle variazioni, felice nelle puntature acute ed, infine, godibilissima nei travestimenti da medico e notaio.
Matteo Mollica, dopo l’ottima impressione destata nella recita de La cambiale di matrimonio andata in scena al Coccia di Novara il mese scorso, ci ha confermato le note positive calandosi nei panni di Don Magnifico con quella proprietà scenica che richiama il buffo della migliore tradizione italiana, per altro risultando vocalmente impeccabile
<<Il trovatore diviene un’occasione di indagine introspettiva, analisi di un comportamento, quello umano, che cede la ragione all’odio e alla vendetta. Un fuoco interiore che si materializza e che divampa perenne uccidendo ogni forma di vita e di amore, che offusca persino la chiara visione di antiche verità delle quali restano solo ceneri e con le quali ricoprire passato, presente e futuro.>>
<< Interessantissima la lettura registica di Roberto Catalano, con scene di Emanuele Sinisi assistito da Piero de Francesco. Una regia, come dicevamo all’inizio dell’articolo, essenziale ma molto teatrale. La presenza costante della cenere ci ricorda la tragedia avvenuta molti anni prima e che, pur distante nel tempo, esercita una profonda influenza sulla vicenda narrata da Verdi. La cenere che copre il palco viene spostata e rimossa (durante il coro dei gitani) ma torna a piovere dal cielo proprio sul tragico epilogo>>
[...] I giovani solisti ne sembravano irretiti, anche perché guidati dal giovane regista a una lettura al di fuori di cliché ingessati: per Catalano, il pancione Falstaff è un divo del rock, decaduto, anziano, ma ancora con quegli anelli alle dita e il cappotto di pelle, da star maledetta. E soprattutto con i gesti, i saltelli e la disincantata fedeltà a un mondo che non c'è più, e che lui tenacemente continua a vivere. Tutto è sogno? Forse. Ma la maglietta con la faccia di Shakespeare è un invito a rileggerlo.
Davide Giangregorio (il Conte Rodolfo), che abbiamo recentemente apprezzato anche nel “Guglielmo Tell”, si riconferma un basso di bel carattere, sia scenico che vocale: ha dalla sua senz’altro un mezzo considerevole e un fraseggio naturalmente nobile in linea con il ruolo. GBOpera