Operbase test
"Fra i comprimari spicca il Ruiz di Roberto Covatta, ben cantato e agito con personalità". Roberta Pedrotti
la Costanzo (Amalia), parimenti sa attirare l’attenzione dell’ascoltatore fin dalle prime battute, grazie ho un mezzo vocale voluminoso, una linea di canto decisa capace anche di belle morbidezze, costruita in maniera totalmente organica al ruolo e caratterizzata da un suono tondo e smaltato.
Ben assortito il nutrito cast. Sugli scudi la prova di Clarissa Costanzo, Amalia espressiva e partecipe, in possesso di uno strumento vocale morbido e pastoso, di volume debordante e omogeneo in tutti i registri; appassionata la resa del duetto “Villanova ‘ncoppa Margellina”, intriso di pathos lo struggente lamento finale.
Il cast era dominato da una travolgente Clarissa Costanzo. Il soprano casertano, oltre ad avere la “lingua” del personaggio straordinario di Donna Amalia, ne possiede il temperamento e ne ha reso quindi al meglio il carattere, calandosi in esso anima, corpo e voce. Di questo ruolo musicalmente molto impegnativo, con tanto di aria lirico-spinta nel terzo atto, duetto strappapplausi con il tenore nel secondo, e finale tragico sul corpo del figlio ucciso, che sollecita ampiamente i registri grave e centrale, con frequenti ascese ad acuti scoperti e perigliosi, Clarissa Costanzo ha dominato la scrittura e ha catalizzato l’attenzione in scena. Più che cantare Donna Amalia, lei “era” Donna Amalia. Questo fa la differenza e quindi l’autenticità del Teatro.
Il soprano Karen Gardeazabal, impegnata quale Micaela, si mostra dotata di una buona tecnica e di una timbrica interessante, anche se resta ancora lontana da un più marcato approfondimento del personaggio che resta piatto e privo di una più teatrale caratterizzazione.
Tout comme le baryton italien Gabriele Nani joue Marco avec une intensité d’opéra bouffe à la pointe de sa voix vive, d'un ton confiant et éloquent.
"Fra i comprimari spicca il Ruiz di Roberto Covatta, ben cantato e agito con personalità". Roberta Pedrotti
<<Mistero, intensità, dramma, le molte declinazioni di grigio volute dal regista Roberto Catalano trovano nella musica dei momenti di grande intensità. L’idea registica si traduce con un approccio minimalista ma efficace, l’idea di questa cenere protagonista dell’Opera e dei suoi personaggi alla disperata ricerca di depurare il metaforico spazio scenico (simbolo della propria vita), risulta riuscita>>…
(…) le Don Alvaro du ténor franco-tunisien Amadi Lagha qui renouvelle le choc de son Calaf toulonnais il y a deux ans. En plus de posséder un timbre particulièrement flatteur, il offre un organe parmi les plus puissants que nous ayons jamais entendus, avec des aigus d’une incroyable insolence, sans obérer la ligne de chant, et il nous prouve dans son fameux air « La vita è inferno all’infelice » qu’il est aussi capable de nuances et de demi-teintes.
Amadi Lagha, qui incarne Don Alvaro, est un ténor à la voix claire et vaillante (spinto), sonore de part en part, pour ce rôle qui sollicite partout la plus grande étendue, de même que toute la gamme dynamique (du triple piano au triple forte) qu'il assure avec facilité. Le timbre solaire est pleinement Italien et se marie à une prononciation modèle du texte. Le rôle est incarné dans la richesse de ses situations expressives, et passions contrastées, assumées de la tendresse à l’expression torturée des passions contradictoires (culpabilité, amitié, compassion, amour propre blessé) dans les deux grandes scènes de duos (duels métaphoriques) avec Don Carlos. L'interprète investit beaucoup d’émotion dans l’unique très bel air (bien que méconnu), O tu che in seno agli angeli, ainsi que dans le remarquable trio final. Sa prestation est saluée par le meilleur accueil du public au salut final.